23 Luglio 2015

Trieste e Missoni

Una tradizione che parte da qui…

Ho sempre voglia di parlare della mia città, soprattutto per coloro che mi leggono da luoghi lontani e non conoscono i misteri e le storie di questo posto incantato.

Oggi ve ne parlo attraverso uno shooting realizzato a PortoPiccolo e dedicato alla moda mare di Missoni, un piccolo omaggio allo stilista che ha cominciato la sua lunga e folgorante carriera proprio a Trieste aprendo il suo laboratorio di maglieria insieme al suo socio e amico Giorgio Oberwerger.

Accanto alle foto una fantastica intervista (trovata nel sito della Provincia di Trieste ) in cui si racconta che persona incredibile fosse il nostro Ottavio Missoni. Noi triestini lo abbiamo sempre amato e siamo pieni di orgoglio per tutto ciò che è riuscito a creare. Quale miglior voce, quindi, se non la sua, avrebbe potuto accompagnare queste immagini…

Bianca Jurcich Photography

Bianca Jurcich Photography

Bianca Jurcich Photography

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Bianca Jurcich Photography

Bianca Jurcich Photography

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OTTAVIO MISSONI, Da Zara a Trieste: la storia dietro la griffe

Una vita lunga, ricca, piena di vita. Come sta Missoni? “Ben ben, anche se la voce xe spenta, ogi no xe giorno de cantar”. Quella di Missoni prima di Missoni è una storia incredibile, che non ci si stanca mai di ascoltare: “Mio padre era marittimo, anzi capitano de mar. Stavamo a Ragusa, ma quando mio fratello più grande finì le scuole elementari ci trasferimmo a Zara dove c’erano le medie italiane: non avevo nemmeno sei anni”. Alle soglie dei novanta, Ottavio Missoni detto Tai ripercorre con il solito brio le vicende che lo portarono dal sole della Dalmazia alle brume del varesotto, da una giovinezza da speranza dell’atletica a una vecchiaia da patriarca della moda italiana. Oggi Missoni spa è un gruppo che guarda con orgoglio a una storia aziendale iniziata con le prime creazioni del 1953, proseguita con la mitica sfilata del ’67 che fece scandalo per un eccesso di trasparenze, lievitata con la consacrazione degli anni Settanta, rilanciata dall’espansione creativa e commerciale delle ultime stagioni. Ottavio sportivo, artista, stilista: la vita di Missoni sarebbe storia anche senza la storia.

Che città era Zara negli anni Trenta?

“Bella, serena, sempre in festa. A Zara feci l’ultimo Natale nel ’41 prima di partire militare: un bacio alla mamma e via. L’avrei rivista solo quattro anni dopo a Trieste”.

 In mezzo una guerra e l’esodo degli italiani di Dalmazia.

“Le guerre non bisogna farle, e se le fai non bisogna perderle. L’Italia è stata due volte stupida, ma cosa c’entravamo noi? La realtà è che istriani e dalmati hanno pagato per tutti”.

Prima dell’esodo lei aveva già pagato con la prigionia seguita alla battaglia di El Alamein.

“Oh El Alamein… da una parte io, dall’altra l’impero inglese, come volevi che finisse. Non ho combattuto, non ho sparato, io riparavo linee telefoniche. A un certo punto sento un ‘come on’ e vedo un neozelandese che fa cenno di muoversi: mi arresi e mi fecero prigioniero. Certo, non è stato il Club mediterranée ma mi piace dire di aver passato quattro anni ospite di Sua maestà britannica. Quattro anni a leggere e dormire: le passioni della mia vita”.

E l’arrivo a Trieste come fu?

“Quando tornai dalla prigionia i miei si erano già trasferiti. Per noi Trieste era come Zara, solo più in grande. Non è un caso che dalmati e triestini siano così simili: quando Maria Teresa istituisce il porto franco e la città si anima di commerci, i sonatori di violino vengono da Graz e Salisburgo ma la gente di mare viene tutta dalla mie parti. E si porta dietro questo nostro dialetto veneto che si parla ancora oggi”.

Bella vita insomma

“Oh sì, con i triestini sono sempre andato d’accordo: buon carattere, tanta voglia di vivere e pochissima di lavorare. Proprio come me”.

E quindi restò a Trieste

“Sì, a fare le prime maglie in società con Giorgio Oberweger. Noi due presidenti e suo cugino Livio Fabiani a lavorare. Uno schema fantastico che ho replicato anni dopo con mia moglie: io presidente e la Rosita a lavorare”.

Come nascono i famosi tessuti Missoni?

“Il mio segreto è che non ho mai frequentato scuole d’arte o di moda. Giocando con i colori ci vennero fuori queste maglie che allora non esistevano: è sempre così, se segui le regole puoi fare cose belle ma non di rottura. Noi invece ce ne fregavamo di quello che c’era in giro e sfondammo con un prodotto che non si era mai visto”.

Quanta Dalmazia c’è nei suoi colori?

“È così difficile contabilizzare l’ispirazione… probabilmente se fossi nato in Svezia non avrei creato le stesse cose, ma in fondo i colori li trovi dappertutto: pensa che una volta feci i complimenti al designer Marco Zanuso per una sua bella penna. Si lamentò che erano vent’anni che tutti gliela copiavano. Capirai, risposi, cosa dovrei dire io che sulle Ande mi copiano da duemila anni! Ma sbagliavo: la Rosita ha fatto un viaggio in Egitto, ha visitato le tombe e i musei e dice che da quelle parti ci copiano da tremila anni!”.

La sua è una carriera costruita sui colori

“Certo, ma pensa a quante melodie si possono comporre con sette note. Non c’è nulla di strano che uno possa essere originale per anni usando gli stessi colori”.

Intervista di Raffaele Oriani

(L’intervista integrale è presente sul sito della Provincia di Trieste http://www.provincia.trieste.it/opencms/export/sites/provincia-trieste/it/news/allegati/missoni.pdf)

Raffaele Cavicchi

Raffaele Cavicchi Photography

Raffaele Cavicchi

Raffaele Cavicchi Photography

Raffaele Cavicchi

Raffaele Cavicchi Photography

Raffaele Cavicchi

Raffaele Cavicchi Photography

Raffaele Cavicchi

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Location –  Portopiccolo Sistiana

Costumi e copricostumi – Missoni

Gioielli – Artrè  Bottega OrafaVia del Teatro 1/b Trieste

Photo – Raffaele Cavicchi GoodFellas Italian Mobile Photographers and Bianca Jurcich Photography

Modella – Isabell Giardini by Be Nice Agency and Carlotta Degano

Trucco – Federica Niero

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