12 Agosto 2018

A tu per tu con Lidia Bastianich

Due chiacchiere all'Orsone con una vera donna di successo!

Oltreoceano è un' icona dei cosiddetti cooking shows. Donna di successo e con una storia personale non semplice, Lidia Bastianich, all'anagrafe Lidia Matticchio, è di casa all'Orsone, ristorante alle porte di Cividale del Friuli immerso nell'azienda agricola di famiglia (ve lo ho raccontato qualche tempo fa https://www.missclaire.it/foodbeverage/orsone-la-casa-italo-americana-di-lidia-e-joe-bastianich/).

Ed è proprio qui che l'ho incontrata per una breve ma intensa intervista. A lei, nata a Pola il 21 febbraio del 1947, ho chiesto tante cose. E non potevo non partire dalla sua travagliata infanzia; i suoi genitori, protagonisti loro malgrado dell'esodo istriano, furono infatti costretti a lasciare la città per trasferirsi a Trieste. Era il 1956.

«Eravamo io, mia madre e mio fratello – mi racconta – mio papà era invece rimasto a Pola. A Trieste avevamo zie, zii e cugini e andammo a trovarli. Dopo due settimane, quando ho visto mio padre arrivare alle due di notte e tutti piangere, ho capito che la situazione era diversa. Non facile. Ma quando sei piccolo, anche per proteggerti, non ti viene raccontato tutto. Di certo mi sono sentita strappata».

«Sapevamo che non saremmo più tornati indietro. Ma Trieste me la sono goduta, naturalmente. Trieste era viva, c'erano i negozi, l'odore del caffè che a Pola, per esempio, non esisteva. Trieste per noi era un mondo da scoprire». Da una parte una nuova vita, dall'altra quella passata, per così dire. «Non avevo nemmeno salutato mia nonna – mi dice Lidia – non è stato per niente facile, siamo stati per due anni al campo profughi di San Sabba; mio padre era scappato perché non aveva le carte. Avrebbero potuto rimpatriarci. Il campo per noi era diventato un rifugio e lì per due anni abbiamo aspettato una nuova opportunità».

Una chance che arriva nel 1958 con il visto per gli Stati Uniti d'America, terra di salvezza. «Lì non avevamo nessuno – racconta – ma in Italia non potevamo restare, trovare lavoro era davvero difficile e non potevamo nemmeno permetterci di rimanere a Trieste a carico di mia zia».

La Grande Mela. «Sai cosa? Mio nonno materno lavorava sulle navi ed era stato a New York. Ci diceva sempre “Andateci. Andate in America”. La scelta è quindi stata quella. Ed è senza dubbio stata una scelta giusta». Del capitolo a stelle e strisce di Lidia non c'è nulla che già non si sappia; dal matrimonio con Felice Bastianich al primo ristorante, il Buonavia, alla nascita dei figli. I libri, gli show televisivi. Ma a me interessa molto altro...sono curiosa, voglio sapere com'è nato in lei l'amore per la cucina.

«A Trieste aiutavo la zia di mia madre, che era una cuoca, a preparare da mangiare. E poi ho fatto due anni con le suore Canossiane in via Rossetti e anche lì ero stata messa in cucina: pelavo le patate, le mele e facevo quello che serviva nonostante la mia giovane età. Lo stesso ho fatto con mia nonna quando ancora eravamo in Istria. Mi piaceva tanto, tantissimo».

Lidia mi racconta inoltre che una volta lasciata Pola, il cibo la aiutava a sentirsi più vicina a sua nonna. Bastava un profumo, un odore a riportarla con la mente nella sua terra natale.
«Non ho potuto far altro, una volta arrivata in America, se non unire le due cose, il passato e il presente. Non mi sono mai sentita uno chef, non ho fatto né faccio cucina fusion: rispetto moltissimo le tradizioni. Nel 1971 quando con mio marito abbiamo aperto a New York il primo ristorante avevamo uno chef italo americano e con lui ho imparato tante cose tra le quali proprio la cucina italo americana».

«Quando nel 1981 ho invece aperto Felidia e sono diventata io stessa chef, ho deciso di guardare alla cucina regionale italiana». Una svolta, insomma, che incuriosì moltissimo. «Mi sono sempre sentita responsabile, volevo portare una cucina che riflettesse realmente la cultura italiana». E ci è riuscita a pieno!

Con Lidia potresti chiacchierare per ore senza mai annoiarti. Ma, accidenti, mi rendo conto che il tempo passa e non posso certo permettermi di tenerla prigioniera all'Orsone, la casa di Lidia e Joe Bastianich che propone piatti della tradizione italo americana.

«La cucina regionale italiana – conclude – è la vera cucina italiana; cucina che, per gli americani, si esprime a pieno in quella italo americana: buona e con tanta storia». E allora non guardate più con sospetto i piatti di questa tradizione. Hanno molto da raccontare..basta solo saper ascoltare!

Grazie Lidia per questa bella opportunità! 🙂

 

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