Ebbene sì, avete letto bene. Solo un’ora e quindici minuti da Trieste, anche se la parola “valli” porta la mente a mete molto più lontane. E invece no.
In una diretta su Instagram vi ho chiesto cosa vi piacerebbe trovare di diverso sul mio blog: la risposta è stata un sonoro “brevi itinerari di 2 giorni vicino a casa raccontati da te!”. Ragazzi, sia chiaro. Basta chiedere e la vostra Chiara vi soddisferà in men che non si dica!
Oggi vi porto in questo luogo poco conosciuto e fuori dai consueti itinerari turistici super battuti. Benvenuti alla scoperta delle Valli del Natisone.
Lasciata alle spalle Cividale del Friuli, direzione montagne e Slovenia, il paesaggio cambia improvvisamente e incredibilmente: il verde è rigoglioso (tant’è vero che qui nessuno si lamenta per la siccità…pare che in questo periodo super torrido qui piova ogni tre giorni) e brilla dei toni accesi dello smeraldo. Insomma, non stento a credere che l’acqua non scarseggi.
Il traffico lungo le strade si perde e le macchine le incroci con il conta gocce; i campi in pianura si alternano a borghi e suggestive chiesette (se ne contano ben 44, con tanto di una splendida camminata), le montagne incorniciano il panorama e pian pianino, salendo sempre di più, il loro abbraccio inizia ad avvolgerti completamente. Niente paura, la sensazione non è quella di soffocamento perché la valle è aperta e molto luminosa.
Sarà per i colori così rilassanti, sarà per la natura incontaminata o per la pace che si incrocia lungo la strada, tant’è che sento la necessità di rallentare, staccare il piede dall’acceleratore, tirare giù i finestrini e mettere la mano fuori per giocare con l’aria, proprio come facevo da bambina. Avete presente?
DOVE DORMIRE
Qui qualcuno direbbe “PURTROPPO”, io dico “GRANDE COSA”. Eh sì, perché il turismo non è arrivato da queste parti portando casermoni di hotel. Niente di tutto questo, solo semplici strutture ma genuine.
Nel mio caso la signora Ave è stata il mio Cicerone…anzi. Pardon. LA mia Cicerona nel piccolo ed incantato borgo restaurato in località Sorzento, dove gestisce il B&B Corte dei Suanovi (che non possiede social, pagine web, non lo si trova su Booking o su altre piattaforme). O lo conosci o niente.
Un appartamento semplice dove si dorme divinamente bene: a metà luglio con 40 gradi esterni la copertina sul letto è d’obbligo, perché i muri di un metro vi garantisco che valgono più di una cella frigorifera!
Da qui partono tantissime passeggiate e nella corte adiacente nel fine settimana è aperta anche l’Osteria dove mi hanno detto si mangi benissimo.
COSA VEDERE e COSA FARE
Oltre alle passeggiate e alla moltitudine di sentieri CAI indicati egregiamente, qui si possono visitare i borghi e a soli 15 minuti dal B&B si può raggiungere l’Eden del Natisone: tanti specchi d’acqua dove trovare refrigerio, un vecchio mulino, le fronde degli alberi che garantiscono l’ombra, le rocce da cui tuffarsi, i ciottoli bianchi a contrasto con l’acqua verde smeraldo e spiaggette di tutto rispetto con sabbia bianca ma grossolana (che non vi si attaccherà addosso stile panatura).
Tre saranno i rumori che percepirete: il fruscìo delle fronde spostate dal vento, lo scorrere dell’acqua del fiume e il cinguettio degli uccellini.
Credetemi se vi dico che questo è IL PARADISO sulla terra!
Ma veniamo alle cose pratiche. Se sceglierete di alloggiare nell’appartamento dovrete fare un po' di spesa: ecco quindi un piccolo vademecum a km zero e dai sapori esplosivi. Tre aziende ad un massimo di dieci minuti di macchina.
LA GUBANA DELLA NONNA
La Gubana, dolce tipo nato nelle Valli del Natisone, la troverete un po’ ovunque con facilità. Io sono andata ad Azzida a trovare Valeria con il progetto la “Gubana della Nonna”: nel 1998 ha rilevato il laboratorio e da qui ha incominciato a sfornare delle gustose ed artigianali Gubane, seguendo una arzigogolata ricerca della ricetta perfetta.
Valeria mi racconta infatti che negli anni ha dedicato la sua giornata di riposo, il lunedì, a ricostruire le ricette di questo dolce, tramandate oralmente nelle famiglie: un percorso che la ha permesso di crearne una tutta sua. Quella che oggi, con l’aiuto di Flavio (suo genero: la figlia Elisa dal 2005 affianca la mamma in questa avventura!) ha introdotto il lievito madre al posto di quello di birra.
Ma da cosa nasce cosa, e al laboratorio si è affiancato da poco un piccolo ma graziosissimo “Gubana Caffè”, dove troviamo ben 30 tipi di biscotti, tante torte fresche sfornate ogni giorno con frutta di stagione e altre delizie. Una pausa super golosa.
LE MELE DI SPECOGNA
A soli 10 minuti si arriva a Pulfero, più precisamente nei 7 ettari rinnovati in giovani meleti dai due fratelli Massimiliano e Marianna Specogna, che sei anni fa hanno rilevato la realtà dallo zio (che aveva iniziato negli anni Ottanta), specializzandosi in mele e derivati.
L’azienda si definisce “mista” perché produce mele di lotta integrata cultivar classiche per arrivare a varietà poco note, da agricoltura biologica, come Brina, Golden Orange, Caia, Renoir, Esmeralda, Crimson Crisp e Fusion.
Sì, fanno vendita diretta. Ve lo dico subito. Con le mele più piccoline producono dei succhi di frutta da capogiro e mele secche, l’aceto (3 euro nello spaccio) e confetture.
Non solo mele, però. Troverete anche pesche, more, lamponi e sottoli da urlo.
Settembre è il mese in cui ripartiranno le visite in azienda e la raccolta, riaprirà la Fattoria Didattica e la vendita presso lo spaccio, con tanto di consegne a domicilio. Segnate in agenda.
I FORMAGGI, LO YOGURT E IL LATTE DI ELISA MANIG
Cinque minuti e arrivo in Frazione Tiglio dove trovo Elisa, classe 1993, che dal 2019 ha iniziato questa avventura. Partita con tre mucche da latte di pezzata rossa oggi ne conta 29! Gli animali vivono in stabulazione libera all’interno della stalla e la mattina accedono al pascolo dietro la stalla.
Il latte viene munto e trasformato interamente nel piccolo caseificio adiacente; i prodotti vengono venduti quasi tutti nello spaccio aziendale sempre in Frazione Tiglio. Cosa producono? Mozzarelle mozzate a mano, latteria tipico Friulano “San Canziano”, caciottine da ½ kg sempre lavorate a latte crudo, sia classiche che speziate, e tantissimi formaggi e prodotti freschi. Immancabili gli yogurt “Yomaci” - un mix tra yogurt e domaci (per chi non lo sapesse, “domacio” in sloveno significa fatto in casa) - da bere ma super cremosi, naturali o con la base di miele e fragole. E ancora ricotte e creme spalmabili…una infinità di bontà.
Un paradiso al femminile, perché oltre alla bellissima Elisa e alla sua inseparabile cagnolona Virginia, la star indiscussa è Pamela, una porcellina che sta letteralmente spopolando sui social di Manig 😉 Date un’occhiata anche voi…
UN PRANZO STELLATO MANGIATO CON LE MANI? HIŠA FRANKO
Percorrendo la strada in direzione Slovenia, a soli 20 minuti raggiungerete Kobarid, poco prima di Caporetto. E qui avrete sicuramente sentito parlare di Ana Roš, classe 1972 e chef autodidatta, migliore chef donna del mondo 2017 per la prestigiosa classifica World's 50 Best Restaurants, due stelle Michelin, JRE…e chissà quanto altro ancora…
Lei, inconfondibile caschetto corto riccio e biondo, socievole, solare, con una disponibilità da vera oste, si ferma a parlare con i clienti in sala: geniale, stacanovista, laureata in Scienze Diplomatiche Internazionali a Gorizia, una vera MACCHINA DA GUERRA. Beh, inutile io vi scriva il suo curriculum qui.
Nel suo ristorante accoglie un massimo di 50 ospiti e conta ben 45 dipendenti tra sala e brigata in cucina. Snoccioliamo ancora un po’ di numeri? Eh sì, perché ci sono pure 10 camere pronte ad accogliere gli ospiti che desiderano fermarsi dopo cena e un piccolo dehor dove assaporare un aperitivo prima di accomodarsi al tavolo. Tutto perfetto.
Le deliziose portate del menù (le trovate tutte quante di seguito) strizzano l’occhio alla stagionalità e ai sapori internazionali, partendo però da materie prime eccellenti, del territorio e non.
La particolarità che spicca sulla tavola, oltre alla semplice e classica tovaglia bianca impreziosita da un centrotavola di fiori, è la mancanza di pane e posate: tutto viene infatti assaporato a bocconi mangiati con le mani.
È possibile scegliere il percorso d’accompagnamento dei vini, alternarlo ad un cocktail o costruirlo completamente in versione analcolica. Al momento della prenotazione vi verrà richiesto se soffrite di allergie o intolleranze, in modo da poter adeguare la proposta di menu alle diverse esigenze. Diversamente assaggerete i piatti nella loro versione tradizionale, così come nati dalle mani di Ana.
Ma ecco qui le piccole bombette di sapore:
- Acqua di pomodoro fermentata, sambuco, fragole di bosco e dragoncello;
- Pastrami di lingua di manzo, alga cristallo, jalapeño, erbe selvatiche;
- Sedano rapa, tartufo, uovo cremoso, pelle del latte, polvere di latticello;
- Kebab di carota, fiori di magnolia selvatica, spezie Panch Phoron;
- Beignet di mais, ricotta fermentata, uova di trota affumicate, erba cipollina selvatica;
- Patata cotta nel fieno di agosto, burro acido al levistico e rafano;
- Latte acido, frutti rossi del giardino e olio al pino;
- Trota di lago, insalata di mela verde e kohlrabi, acqua di orzo inoculato, sauerkaut e lievito tostato/pralina di trota in polvere di lievito;
- Anguria sotto sale, estratto di mandorla e foglie di fico;
- Orzotto alle albicocche, mandorla di albicocca, olmaria;
- Tortilla di mais di montagna nixtamalizzato, agnello di Drežnica, mole' di funghi di bosco;
- Dov'è la carne? / Injera di farina di orzo tostato e malto di orzo, cipolla, no-waste salsa di ritagli di carne mista, fogli di sedano rapa ripiena di ciliegie;
- Mochi di acqua di formaggio ripieno di uva spina e ribes nero, grano soffiato;
- Latte;
- Frutta d'estate.
Il costo? 325 euro. Certo, non è per tutte le tasche, chiaro. Ma se amate l’enogastronomia li vale tutti.
E con questo valzer di bocconcini deliziosi si chiude il mio breve – ma intenso – viaggio tra le Valli del Natisone e la Slovenia. Spero di avervi accontentati come si deve…non mi resta che congedarmi e darvi appuntamento alla prossima avventura.
Ciao!
Ph. Michele Grimaz